Arredi e Dipinti dall'antica Fattoria Franceschini, in parte provenienti da Villa I Pitti

Lotto N. 237

Giuseppe Zocchi
(1711 - 1767)

Rovine con coppia di cacciatori e cani

(1715?-1767)
olio su tela applicata ad antica porta in legno con profilo dorato a mecca, alcuni difetti
tela cm 207x93, porta cm 237x125
La seguente scheda tecnica dell'opera è stata realizzata dal Professore Sandro Bellesi nell'ambito dell'inventario dei dipinti della Fattoria Franceschini.
L'opera fa parte di un gruppo di pitture, eseguite come elementi ornamentali interni per sei porte in legno, raffigurano, con intenti altamente scenografici di gusto teatrale, personaggi di vario tipo effigiati per lo più in prossimità di ruderi di antiche vestigia architettoniche. In buono stato di conservazione, le opere, definite con notevole estro inventivo nell'ideazione delle rovine, risultano frutto di attente riflessioni basate essenzialmente sui cosiddetti “capricci”, termine con il quale in epoca tardo-barocca venivano indicate, tra le altre accezioni, pitture in prevalenza murali, ma anche da cavalletto, nelle quali comparivano vedute con figure in prossimità di rovine architettoniche o di costruzioni fantastiche.
Grazie ai caratteri di stile e ad alcune memorie storiche tramandate nelle fonti bibliografiche è possibile assegnare questo gruppo di dipinti, documentati ab antiquo nella Villa Pitti a Lastra a Signa, a Giuseppe Zocchi, figura artistica tra le più interessanti attive in Toscana nel “Secolo dei Lumi”.
Nato probabilmente a Firenze il 18 marzo 1715, Giuseppe Zocchi, appartenente a una famiglia di umili origini, fu avviato inizialmente all'attività di muratore, o per meglio dire di manovale. Durante uno dei suoi incarichi, Zocchi fu notato dal pittore Ranieri Del Pace, che, avendo ammirato nel giovane una buona propensione per la pittura, lo volle come suo allievo e collaboratore. Grazie all'appoggio del marchese Andrea Gerini, l'artista ebbe poi agio di completare la sua formazione extra moenia, effettuando viaggi di studio a Roma, Bologna e Venezia. Al 1741, poco dopo il suo rientro in patria, si immatricolò all'Accademia del Disegno e più o meno nello stesso tempo dovette dare il via a una sua attività professionale indipendente, legata in un primo tempo sia al campo della pittura che a quello dell'incisione. Risale allo stesso decennio l'esecuzione delle serie di acqueforti dedicate alle vedute più amene della città di Firenze e alle ville di campagna appartenenti al patriziato toscano, dalle quali l'artista trasse spunto, a più riprese, per varie raffigurazioni pittoriche. Molto apprezzato soprattutto nel campo delle pitture su tela e nei grandi cicli ad affresco, Zocchi è documentato dai primi anni Cinquanta del Settecento come fornitore, tra gli altri incarichi, di numerosi modelli destinati all'Opificio delle Pietre Dure, a quel tempo sovrinteso da Louis Siriés. Molto amato dai granduchi di Toscana e dalle famiglie nobili fiorentine, Zocchi morì, carico di onori, nella Città del Giglio nel 1767.
Questa serie di pitture, in base ai dati stilistici e ai referti documentari ai quali abbiamo già fatto cenno, appare assegnabile alla fase giovanile dell'artista, ovvero alla fine degli anni Trenta del Settecento, come testimonia la mancanza di una cifra tipologica ancor non ben distinta nella definizione dei personaggi, per i quali non si esclude, in alcuni casi, l'intervento di autori diversi, autori fortemente segnati dagli insegnamenti di Ranieri Del Pace ma anche di Ottaviano Dandini e di altri maestri fiorentini apprezzati in quel tempo.
Entrato probabilmente in contatto con la famiglia Pitti al tempo della sua collaborazione con Del Pace in relazione a un ciclo di affreschi eseguiti a Lastra a Signa, Zocchi è menzionato, in effetti, nel secondo tomo del Supplemento alla Serie dei Trecento Elogi e Ritratti di Uomini i più Illustri... del 1776, in rapporto con il cavaliere Luigi Pitti, pittore dilettante apprezzato dalla corte granducale. Per l'abitazione di Pitti Zocchi realizzò varie pitture murali con rovine architettoniche e attraverso l'appoggio di questi ottenne l'incarico per l'esecuzione di un ciclo pittorico nel Teatro del Cocomero a Firenze, oggi Teatro Niccolini.
Bibliografia: S. Bellesi, Personaggi, architetture, rovine archeologiche e paesaggi nella pittura fiorentina del Settecento al tempo dei Lorena, in M. Ciampolini [ed.], Goya, Boucher, Ricci, Batoni e i maestri del '700 nelle città del Cybei, Milano 2021, pp 106-113, illustrata a pag 107, tav 107
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