Arredi e Dipinti da una dimora della Val d'Elsa - Lotti 1-303 - I

Lotto N. 30

Carl Loth attribuito
(, 1632 - , 1698)

I fratelli mostrano al padre Giacobbe le vesti insanguinate di Giuseppe

(1632-1698)
olio su tela, in cornice, lievi cadute di colore
cm 85x111
Al verso reca antica iscrizione ''Carel Loth'' con numero di inventario. Le macchie di sangue, che appaiono sul tessuto che la figura giovanile in primo piano porge al vegliardo, sono fondamentali per comprendere il soggetto del dipinto qui proposto. La scena ritrae i fratelli che consegnano a Giacobbe le vesti stracciate ed insanguinate di Giuseppe, facendogli credere che il giovane sia morto ucciso da una fiera, mentre in realtà essi stessi lo avevano venduto come schiavo a dei ricchi mercanti che lo condurranno in Egitto (Genesi, 37-50). L'iscrizione sul verso della tela reca iscritto il numero d'inventario della collezione alla quale il dipinto è verosimilmente appartanenuto ab antiquo, seguito dal nome « Carel Loth ». Si tratta di un'attribuzione antiquariale, certamente, ma che ci indirizza verso l’ambito giusto. Johann Carl Loth nacque in Germania, a Monaco di Baviera, nel 1632 e nel 1650 si trasferì a Venezia, dove morì nel 1698. Dopo un primo probabile alunnato presso la bottega di Pietro Liberi, Loth si avvicinò a Giovanni Battista Langetti, giunto anch’egli nella città lagunare dalla nativa Genova verso la metà degli anni cinquanta del XVII secolo. Le forti reminiscenze della pittura genovese, in particolare di Gioacchino Assereto, presenti nel dipinto indicano che esso è stato relizzato nel momento di massima influenza del Langetti su Carl Loth. La pastosità e l’intensità cromatica, che caratterizzano in particolare la resa delle vesti, si connettono al colorismo ricco e luminoso di Bernardo Strozzi, che fu attivo tra Genova e Venezia, mentre l’influenza di Ribera e quella nordica, in particolare di Rubens e di van Dyck, che avevano soggiornato a Genova nei primi decenni del Seicento, pure presenti sulla tela, le dobbiamo ugualmente al contatto con il genovese Langetti. Assieme ad Antonio Zanchi e Luca Giordano, Langetti e Loth furono protagonisti della corrente pittorica dei « tenebrosi » e si orientarono verso un realismo teatrale e drammatico che rifiutava ogni sollecitazione idealistica, rompendo i legami con la precedente tradizione pittorica veneziana, ad eccezione di Tintoretto, ed avvicinandosi invece a Caravaggio. Da segnalare che Carl Loth si cimentò almeno un’altra volta con questo tema tratto dalla storia biblica di Giuseppe in un altro importante inedito riemerso di recente e presentato da Federica Spadotto durante la conferenza « La gloria della Serenissima dai fasti di Maffeo Verona al pathos di Carl Loth », tenutasi il 5 maggio 2015 presso la Porro Art Consulting di Milano
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