Arte moderna e contemporanea / Una raccolta di Pittura dell'Ottocento / Arredi di Design - I

Lotto N. 617

Giacomo Balla
(1871 - 1958)

Autostatodanimo 1917

(1871-1958)
matita e inchiostro blu su carta, firmato, in cornice, al verso due margini applicati al passepartout con del nastro adesivo di carta, alcuni difetti
cm 26,9x18,3
Corredato di autentiche su fotografia di Maurizio Fagiolo dell'Arco e Elena Gigli, n 795 2018 Bibliografia: cfr. con l'omonimo disegno, con alcune varianti, in: G. Lista, Balla, Edizioni Galleria Fonte d'Abisso, Modena: 1982, pag 270, n 541 Provenienza: Collezione privata, Bologna Riportiamo di seguito la relazione tecnica elaborata dalla Dott.ssa Elena Gigli Storia. Giacomo Balla, Roma [1917. Pierre Lerat, Parigi [?. Finarte Roma [1992. Collezione privata [1996. Collezione privata. Bibliografia. E. Gigli, Giochi di luce e forme strane, De Luca Editori d’Arte, Roma 2005, pag. 35 n.33, riprodotto pag. 45. Vendite. Finarte Roma, 19 novembre 1992, n. 168 [parere orale di Elica Balla. Autentiche. M. Fagiolo dell’Arco su fotografia, Fregene Roma aprile 1955. Insieme a Giorgio de Chirico, Giacomo Balla è tra i pittori che si auto ritraggono più volte (sono più di novanta gli autoritratti fino a oggi catalogati). Rispecchiando il suo volto sulla tela come sulla carta, Balla arriva anche a doppiare tutta la sua vita e anche la sua pittura, con tutti i cambi di stile: fino quasi alla conclusione della sua vita. Ovviamente, questi autoritratti andranno integrati con quelli che il pittore si è dipinto con le parole e con quelli dove ha realizzato il suo volto con l’astrazione (come in questo caso): soltanto in questo modo si comprenderà la sua ironia, la sua coscienza di sperimentalista assoluto, il suo sorriso che si tramuta in smorfia o ghigno. “Balla futurista torinese altezza 1.60 anni 39 peso 67 chili colorito [cancellato carnagione roseo occhi cilestri barba ramata capelli castagni temperamento non si sa mai mangia e veste a modo suo” è il suo primo autoritratto in parole realizzato su un foglio di taccuino nel 1910. Marinetti lo definirà una nuvola temporalesca irta di folgori o meglio un ciclone che da’ l’assalto ai ruderi. Nel 1915 il futurista Balla realizza un suo Autostatodanimo proprio sul catalogo-pieghevole della galleria Angellelli di Roma: l’immagine del suo volto è la prima idea ancora morbida nelle linee del volto prima di diventare la linea di velocità che si incrocia con la freccia nel nostro disegno. Infatti molto chiaramente Maurizio Fagiolo spiega la novità della composizione nel suo scritto del 1955: “Conserva la preparazione a matita, ma sono già presenti tutte le invenzioni che si trovano nel disegno per la pubblicazione: la freccia che futuristicamente parte dal suo cervello, la linea di velocità che la incrocia, il triangolo che rende l’occhio raggiante”. Questa astrazione del proprio ritratto è preparatoria per l’opera che sarà inviata alla rivista “S.I.C.” diretta da Pierre Albert-Birot: è il poeta francese Pierre Lerat a scrivere una lettera datata 24 aprile 1917 al Birot inviandogli anche il disegno finito per la stampa sulla rivista (pubblicato da Giovanni Lista nel 1982 nel volume Balla a pagina 270, n.541). Pierre Lerat dedica un numero speciale della rivista SIC alla stagione romana di Serge Diaghilew dal titolo Ballets Russes Cubistes et Futuristes dove descrive lo spettacolo di Balla Feu d’Artifice presentato al Costanzi il 12 aprile 1917. Il disegno viene promesso da Balla a Lerat nella lettera che gli invia dopo i ringraziamenti per aver ricevuto la rivista SIC: farò tutto il possibile di farle avere il disegno da lei gentilmente chiestomi. In ogni caso di certo se mi farà il piacere venire da me lo troverà preparato (in Gigli 2005 n.32, pp. 34-35, 44). Non è certo una novità: molte volte – infatti – Balla invia disegni originali per la pubblicazione, dato che costano meno di una fotografia (ricordo i grafici pubblicati su “La Balza”, “L’Italia futurista”, “L’Impero”, realizzati e pubblicati dal 1915 all’inizi degli anni Venti).
€ 20.000,00 / 30.000,00
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